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Può la lingua della poesia farci riscoprire la nostra radice emozionale, con cui poter parlare 'di nuovo' con il mondo? I versi di Luigi Indraccolo sono una risposta affermativa a questa possibilità. Con la poesia la coscienza comincia ad interrogarsi, a partire da una pretesa: che il parlante che è in noi ascolti il 'volerci' esprimere, 'dentro' il brusìo del tacere altrui. Da dove maturare una 'parola aurorale'. Come il 'farsi giorno' di un dire più vero, con cui riconoscerci intima verità in dialogo: con il tempo, nella natura e per l'altro.